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PIAGA ABBANDONI SCOLASTICI

 

L’abbandono scolastico è un problema che affligge l’Italia dai tempi della legge di Michele Coppino sull’istruzione obbligatoria del 1877. E ancora oggi è lontano dall’essere risolto. Nel nuovo report del MIUR, il rischio è che l’anno prossimo si registri un 15% di abbandoni, quando l’obiettivo europeo è di rimanere sotto il 10%. Se guardiamo la situazione degli ultimi 20 anni, con  3 milioni di studenti persi complessivamente siamo addirittura gli ultimi al mondo. Per lo Stato le conseguenze negative di questa situazione sono enormi sul piano economico e sociale. Materiale didattico non differenziato e personale impreparato a cogliere i segnali d’allarme rendono il nostro Paese incapace di trattenere a scuola i ragazzi a rischio rinuncia. Con una quota di iscritti ai programmi d’istruzione superiore tra le più basse dell’intera area Ocse e i laureati che sono appena il 26% degli adulti, con dieci punti percentuali in meno rispetto al resto dell’Europa, l’Italia è anche poco attraente per gli studenti degli altri Stati Ocse. L’abbandono scolastico, evidenzia la ricerca, che avviene prima del diploma, considerato il “livello minimo auspicabile” per l’Unione europea, o addirittura prima del compimento dell’obbligo scolastico a 16 anni, contribuisce all’aumento della percentuale del 35% dei neet, i 20-24enni che non studiano, non lavorano e non cercano lavoro. Eppure, secondo le ricerche, un anno in più di studi può aumentare il salario futuro di un valore tra il 4 e il 10%. E’ chiaro che la dispersione scolastica non si risolve da un giorno all’altro. L’Italia paga una strutturale mancanza di investimenti nel settore, che non è considerato prioritario: un errore grave per un Paese dove quasi un quarto dei quindicenni non raggiunge i livelli minimi di competenze matematiche e di lettura e in cui la disoccupazione giovanile è tra le più alte del continente. Cambiare rotta, investire sulla scuola a piene mani, non far fuori nessuno si può, ma solo a condizione che la scuola diventi una struttura il più possibile aperta, con corsi di recupero più organici e regolari, con l’istituzione di laboratori pomeridiani, come teatro, fotografia e arte, che contribuiscono a migliorare l’autostima e i rapporti interpersonali. Ne va del futuro dei nostri giovani.

 

Nuccio Condorelli Pubblicato sul quotidiano “La Sicilia” il 30 Luglio 2019

 

 

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