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   Famiglia e Solidarietà

 

POVERI DI CURE IN AFFANNO

 

Durante il 2020  434.000 persone povere non hanno potuto acquistare i medicinali di cui avevano bisogno per ragioni economiche. È quanto emerge dai dati contenuti nell’VIII Rapporto Donare curato dal Banco Farmaceutico, rilevati attraverso la rete dei 1.859 enti assistenziali convenzionati con il Banco. Sono dati molto drammatici che vanno a sommarsi all’indagine effettuata dall’Osservatorio sulla Povertà Sanitaria che ha registrato come quasi un ente assistenziale su due ha subito a tal punto l’impatto della pandemia da limitare la propria azione (40,6%) o sospendere qualche 

servizio per un periodo più o meno lungo. Il 5,9 per cento degli enti ha chiuso e non ha ancora ripreso le attività. “Siamo di fronte ad una situazione particolarmente drammatica quanto inedita – ha dichiarato Sergio Daniotti, presidente della Fondazione Banco Farmaceutico onlus – tanti enti assistenziali, a causa della pandemia, hanno chiuso o ridotto le proprie attività. Centinaia di migliaia di persone povere che, prima della pandemia, chiedevano loro aiuto, durante la pandemia sono rimaste prive di protezione. Nel nostro piccolo, lanciamo un grido d’allarme affinché le istituzioni comprendano a fondo il ruolo del Terzo Settore nel nostro Paese. Questa grande rete della solidarietà, che è un patrimonio del nostro Paese, non può essere lasciata sola”. Le difficoltà non riguardano solo gli indigenti – secondo il rapporto del Banco Farmaceutico – 7  milioni 867 mila persone non povere (3 milioni 564 mila famiglie), nel corso del 2019 hanno dovuto sospendere o limitare almeno una volta la spesa necessaria per visite  mediche e accertamenti periodici. Tale situazione drammatica è aggravata dal fatto che le persone povere spendono il 63 per cento del loro budget sanitario mensile per acquistare farmaci da banco e destinano solo 3,77 euro alle altre cure necessarie, di cui fanno parte anche quelle a scopo preventivo. Per questo tipo di spese le persone non povere destinano 36,82 euro, cioè 10 volte di più. Per ripensare e semplificare i modelli di assistenza senza tenere conto del reddito non ci sono alternative: le istituzioni devono sostenere gli enti del terzo settore per essere più vicini alle esigenze di chi ha bisogno. Non si può abbandonare nessuno.

 

  Nuccio Condorelli 

 

Pubblicato il 15/12/2020 sul quotidiano “La Sicilia”

 

 

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